Con questa mia a mister Maurizio Lauro

Caro Maurizio, rieccoci qua pronti a ripartire con lei per riprenderci quella prima posizione, che appariva blindata a fine novembre, e che, “horribile visu”, è stata salutata nell’infausto dicembre con una media retrocessione di mezzo punto a partita.

C’erano due correnti di pensiero, anzi tre al suo riguardo: la prima premeva per un avvicendamento in panchina visto il tempo a disposizione (le due settimane e mezzo di pausa) per l’eventuale nuovo trainer di conoscere la rosa rossoblù, la seconda invece faceva leva sul fatto che fosse più logico proseguire con lei visto che la stessa attuale campagna di rafforzamento è stata proprio da lei concertata e pianificata assieme a direttori e presidente. Poi ce n’era anche una terza dettata dalla coerenza di una società, che ha varato il suo progetto di rilancio del calcio sambenedettese con lei e non vuole mutare rotta al primo refolo di vento avverso.

Diciamo che tutte avevano un proprio raziocinio e alla fine ha prevalso la linea della continuità a differenza di quanto già operato da altre concorrenti come Campobasso, Chieti e L’Aquila. Prendendo a prestito una bellissima canzone di De Gregori come “Pezzi di vetro”, ora lei, dopo aver condotto in testa il campionato per buona parte del girone d’andata, è “l’uomo che cammina sui pezzi di vetro e che dicono ha due anime e un sesso, di ramo duro il cuore”.  E i pezzi di vetro sono rappresentati in particolare dall’evidente scetticismo nei suoi confronti montato nel corso dell’ultimo mese da parte del popolo rossoblù, che lei, comunque, con il peso per giunta di vivere nello stesso ambiente (che è sempre un’arma a doppio taglio), c’è da dire che sta affrontando con professionalità e senza isterismi.

Ecco, allora, che questa discesa di categoria, dopo le esperienze in Serie C a Mantova (esonero e subentro con salvezza) e Alessandria (subentro con salvezza ai playout), tutt’altro che un declassamento, assume invece i connotati di un bel banco di prova e una tappa di crescita nella sua, comunque, giovane carriera (questo è solo il suo quinto campionato in panchina). Direi che quindi c’era anche da aspettarsi qualche passaggio a vuoto in fatto di esperienza e di responsabilità nel dover vincere un campionato in una piazza, che ti può portare dalle stalle alle stelle ma anche viceversa.

E le lacune alla fine dell’anno solare sono emerse in fatto di gestione delle partite, diverse delle quali sfuggite nei minuti finali (anche se occorre riconoscere che in precedenza le scelte da lei effettuate hanno raddrizzato gare che stavano prendendo una brutta piega come quelle contro Fossombrone, Riccione e Termoli). Ma soprattutto, visto ciò che è successo dopo il primo stop a Campobasso, le consiglio, chiaramente col dovuto tempo, di acquisire una capacità, che sarà fondamentale per la sua carriera di allenatore e di cui era maestro un mito della panchina come Vujadin Boskov: ovvero quella di trasformare una sconfitta nella prossima vittoria, senza caricare di drammaticità le battute d’arresto, ma considerandole come prevedibili tappe di un percorso di miglioramento.

Ci ha colpito una foto della non proprio allegrissima cena di Natale, in cui lei appare con un profilo ieratico e un volto veramente provato mentre sullo sfondo gli altri commensali, compreso il presidente Massi, stavano applaudendo e questo suo evidente avvilimento alla vigilia di un periodo festivo ci è umanamente dispiaciuto. Per questo, confidiamo di poter vedere qualche sorriso in più da parte sua a partire già dalla delicatissima sfida nuovamente casalinga di domenica prossima, da cui potrà partire la rivincita sua personale e della sua squadra.

Con stima e rispetto,
Alessio Perotti

Fonte foto: pagina Facebook U.S. Sambenedettese

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