Fedeli e la cordata sambenedettese, ognuno con le sue ragioni


C’è amarezza dopo il no di Franco Fedeli alla cessione di una quota minima della società (circa il 10%) alla cordata locale organizzata per la gestione del settore giovanile della Samb. La risposta del presidente ha lasciato l’amaro in bocca agli imprenditori sambenedettesi, riunitisi per sgravare il massimo dirigente dalla gestione del vivaio.


Belle le intenzioni, specialmente perché non a breve scadenza, ma ad ampio respiro con un progetto pluriennale in mano. Tra le idee anche quella di realizzare un impianto, o comunque una sede stabile, per il settore giovanile sambenedettese.

Ma il no di Fedeli lascerebbe adito a poche speranze per il futuro anche se si potrebbe optare per una diversa formula, come ad esempio fare rinunciare al diritto di prelazione sull’eventuale cessione della società. Resta il fatto che dopo la richiesta di collaborazione del presidente, nella celebre conferenza sfuriata dopo il 3-0 all’Albinoleffe, il no stoni parecchio. Ma mai come in questo caso entrambe le parti hanno le proprie ragioni: la cooperativa locale nel voler tutelare il bene di San Benedetto, la Samb, volendo garantire un futuro a vivaio e società nel caso dell’eventuale disimpegno del patron; Fedeli, comportatosi da proprietario più che da presidente, con la volontà di voler dar seguito al proprio lavoro e riservarsi il diritto di poter scegliere liberamente l’acquirente nell’ambito di una, eventuale, cessione.


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