Saper aspettare: il lento mercato della Samb


In estate i ritmi diventano più frenetici, giorno dopo giorno si va sempre di corsa. C’è fretta, al bar, di prendersi un caffè, figurarsi del veder completata la rosa della Samb, ad esempio…

Tuttavia il concetto della fretta non sempre è giusto, perchè il calciomercato in particolare spesso riserva il meglio proprio a ridosso del suo tramonto. Le critiche più aspre, che spesso sfociano in arrendevole sarcasmo, riguardano principalmente i colpi messi a segno in questo primo mese di negoziazioni.


GLI ARRIVI – Garofalo, Volpicelli, Cernigoi, Piredda e Orlando sono i volti nuovi dello spogliatoio del Riviera delle Palme, mentre si registra il ritorno di Raccichini, Trillò e Gemignani. Esclusi i giovani promossi dalle formazioni del vivaio. Di cinque arrivi, tre cartellini appartengono alla Salernitana, uno (sempre dalla squadra granata) è diventato di proprietà ed è il giovane Garofalo, mezz’ala di centrocampo.


PARAGONI – Certo, se si guarda agli innesti della Feralpisalò o del Monza, è logico pensare che la Samb stia arrancando e non poco. O forse no. Ammesso che tra la Salernitana e il club di Fedeli ci sia una sorta di amicizia (c’è pure chi la chiama Sambernitana), dal club campano sono arrivati elementi utili per fornire una buona ossatura stagionale, con l’esperienza che si chiuderà il 30 giugno prossimo. Un cambio di filosofia, quello di Fedeli, radicale rispetto alle prime battute da neo-presidente: «Noi non facciamo prestiti perchè non valorizziamo giocatori di altre squadre». Tutto sommato, comunque, la logica dei prestiti già vista a dicembre nella passata stagione con Fissore e D’Ignazio e l’innesto degli svincolati Celjak e Caccetta ha portato la Samb ad un importante rilancio in classifica dopo l’inizio da bollino rosso. Tornando a parlare di paragoni, importanti sono quelli che riguardano le ambizioni. Bisogna essere realisti: chi ambisce alla vittoria in Serie C ha tutte le carte in regola per farlo. La Samb no. Scorporiamo per un momento blasone e storia, che per quanto componenti fondamentali, non contano ai fini della classifica. Il Pordenone che ha vinto il campionato una manciata di mesi fa, oltre ad una filosofia di mercato e di valorizzazione del proprio marchio e del territorio decennale, ha oggettivamente costruito una ossatura che negli ultimi anni ha sempre garantito alte prestazioni ritrovandosi poi, di anno in anno, ad aggiungere qualche giovane (pure in prestito) e la “ciliegina sulla torta”. Lo stesso Sudtirol, che due anni fa ha sfiorato l’impresa, vanta un settore giovanile, oltre che ad una struttura (tangibile nei campi di allenamento e nelle infrastrutture vere e proprie) di primissimo livello. Lo stesso dicasi per il Monza dove però molto si nasconde dietro alle pesanti figure di Berlusconi, Galliani e ai milioni di euro di investimenti. Questo la Samb non ce l’ha e non può costruirlo in così breve tempo considerando pure che chi lo avrebbe voluto è stato spesso ostracizzato (no, non da Franco Fedeli). Chi invoca la Serie B, per carità, un sogno più che legittimo per San Benedetto, deve pure fare i conti con il futuro, dove senza strutture fisiche forti e presenti difficilmente si va lontano. Inutile, ad esempio, rivangare l’ultima cadetteria del compianto Presidentissimo Zoboletti, erano ben altri tempi con un calcio completamente diverso soprattutto a livello organizzativo ed economico. Ora, almeno nelle intenzioni, la Samb vuole rinascere a piccoli passi, con persone in organigramma e non solo che sanno bene come muoversi sul territorio, negli ultimi anni campo minato per i gloriosi colori rossoblù. Ma si torna alla filosofia che dà il titolo a questo articolo: bisogna saper aspettare.


PRESENTAZIONE – Il club svelerà la rosa a ridosso dell’inizio della stagione, dopo il 20 agosto. La scelta, con ogni probabilità, è per dar spazio ad ulteriori innesti utili per migliorare il livello tecnico della squadra a disposizione di Montero. Chi vive il calcio lo vive, principalmente, di pancia. Nomi pesanti, gol importanti. Colpi che fanno crescere l’entusiasmo. Magari contrariamente a quanto accaduto nella passata stagione quando nonostante i nomi sul fuoco dei tifosi sono stati buttati secchi d’acqua gelata della realtà: i nomi non fanno vincere le partite. È giusto pure ricordare, infine, che San Benedetto ha saputo dar lustro, in ordine a Mario Titone, Leonardo Mancuso, Luca Miracoli e Francesco Stanco che in rossoblù hanno registrato le migliori performance nelle rispettive carriere fino a questo momento. È pure vero che non molto è stato fatto per trattenerli in Riviera…

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