L’Angolo del Narrante – La Sotterranea

In questo spazio della Gazzetta troverete una nuova rubrica curata in collaborazione con Il Narrante (QUI la pagina Facebook). Uno spazio dove potrete scoprire o approfondire curiosità storiche che appartengono alla città di San Benedetto del Tronto. L’Angolo del Narrante vuole accompagnarvi fuori dal mondo del calcio e dello sport per provare a condurvi, con leggerezza, nel ricco giardino della cultura sambenedettese. Una lente di ingrandimento su personaggi, eventi e luoghi del passato che hanno lasciato un segno nella storia di San Benedetto.

LA SOTTERRANEA

«Jolly blue la sala giochi, che per noi era un non so cosa, forse una seconda casa». Con questa storica canzone, il cui titolo fa riferimento ad una famosa sala giochi di Pavia in voga negli anni ’80, Max Pezzali evidenzia alcuni indelebili momenti della loro sua giovinezza. Ma le note della celebre “Jolly Blue” accompagnano dolcemente la memoria di molti sambenedettesi verso quegli scalini che conducono alla storica sala giochi situata nella centralissima via Mazzocchi a San Benedetto del Tronto: la Sotterranea.

Inaugurata nel 1970 da Alfredo Buttafoco, la Sotterranea passa nelle mani di Giorgio Cattaneo e Nicola Pandolfi nel 1978, con quest’ultimo che ne prende pieno possesso sul finire degli anni ’80. Diviene sin da subito un vero e proprio paradiso del divertimento per centinaia di giovani sambenedettesi. Meta principale di ragazzi e ragazze che in quel luogo sommerso trovano rifugio e svago: c’è chi la frequenta per “nascondersi” da occhi indiscreti dopo aver marinato la scuola, chi per battere tutti i record al flipper, chi per provare l’ebrezza di una partita a Ping Pong e biliardino e chi per sfidare i propri amici in battaglie all’ultimo sangue a “Pong“.

Una storia d’amore durata quasi cinquant’anni: agli inizi del 2014, infatti, la magia della Sotterranea – che per buona parte degli anni ’80 prende il nome di Galattica – svanisce nel nulla, lasciando un vuoto enorme e incolmabile. Tuttavia, la sacralità e la bellezza di quel luogo vivono e respirano ancora nella memoria di centinaia di sambenedettesi. Perché, come cantava il caro Max Pezzali, in fondo in fondo era tutto il nostro mondo.

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