Lecco-Samb 1-0 | La Samb del terzo millennio, capitolo 7


La Samb del terzo millennio, capitolo 7 | Lecco-Samb 1-0

di Alessio Perotti

Si rivelò una pia illusione il primo anno dei fratelli Tormenti, concluso tra i consensi per una squadra che in campo aveva offerto spettacolo e per una società, che sembrava aver ridato lustro al nome della Samb. Invece i prodromi della stagione 2008/09, una delle più umilianti della nostra gloriosa storia calcistica, giunsero già nella seconda annata della gestione Tormenti (e spesso le seconde stagioni si sono criticamente rivelate autentiche cartine tornasole delle reali intenzioni dirigenziali). E sì perché della brillante avventura vissuta nel 2006/07 non rimasero che briciole: oltre a mister Ugolotti solo Tinazzi, Visone, Giorgino e alcuni giovani come Nikola Olivieri, già messosi in luce, Forò e Tulli, più volte in predicato di tornare a vestire la nostra maglia negli ultimi anni, restarono alle dipendenze della società. Spazzati via i direttori Molinari e Pavone, due grandissimi conoscitori del mondo “pallonaro”, si insediò al loro posto l’ex Vastese e Lanciano Natali.


In realtà col senno del poi non assemblò neanche una brutta squadra, vista l’esplosione negli anni successivi dei vari Curiale, Soddimo, Camisa, Moi e Cia, ma certo che per Ugolotti, magistrale nella precedente stagione, fu veramente dura ripartire da una sorta di “tabula rasa” nonostante i proclami lanciati nel corso della presentazione in “pompa magna” alla Rotonda. Furono ingaggiati due attaccanti come Alteri e Romanelli, poi ceduto al mercato invernale, che in due non fecero lo straccio di un gol, mentre per far tacere i rumori della piazza i Tormenti riaccolsero a casa loro due bandiere rossoblù come Stefano Visi e Ottavio Palladini, entrambi trentaseienni. Di quella rosa va inoltre ricordato Andrea Servi, giovane e simpatico difensore romano ex Giulianova, che si sarebbe purtroppo spento a soli 29 anni nel 2013. Fu un’annata soffertissima in cui la Samb stazionò costantemente in zona play out, salvo uscirne a primavera, quando partì la volata salvezza, grazie anche all’ingente penalizzazione di 10 punti comminata al Lanciano di Di Stanislao, allenato da Checco Moriero. Oltre a patire in campo alla Samb ne capitò un’altra clamorosa al di fuori: l’arresto del suo allenatore Enrico Piccioni, che aveva sostituito a novembre Ugolotti a seguito del poker subito a Gallipoli (il secondo dopo quello di Pescara). Ma andiamo con ordine, perché ad essere sollevato repentinamente dal suo incarico fu anche il diesse Natali, rimpiazzato con il navigato sambenedettese d’adozione Enzo Nucifora, che aveva iniziato la stagione a Pescara. In nome della sambenedettesità l’avvocato alla guida della Samb volle Piccioni, che esordì subito alla grande, sconfiggendo 2-1 la Juve Stabia, dopo aver ribaltato lo svantaggio iniziale. E la squadra effettivamente si risollevò, ma una prima controversia sorse già al ritorno dalla trasferta di Potenza dove Tinazzi e compagni pareggiarono 1-1, perché nel corso di una sosta in area di servizio volarono parole grosse tra i tifosi e i fratelli Tormenti: da lì in poi il rapporto tra tifoseria e società si sarebbe via via sempre più incrinato. Poi ecco alla vigilia della partita prenatalizia in casa col Taranto il fattaccio dell’arresto di Piccioni, coinvolto nella bancarotta della Vis Pesaro. Per fortuna la Samb reagì sul campo con una perentoria vittoria per 2-0 e Piccioni dopo una decina di giorni fu scarcerato, riprendendo il suo posto. L’avrebbe poi riperso a causa dell’esonero maturato dopo il solo punto conquistato in un ciclo di quattro partite, chiuso con il tonfo (3-0) a Crotone.


Come spesso avviene, e lo stesso Fedeli ha fatto nelle ultime due stagioni, fu ripristinato il precedente allenatore, Ugolotti, che ripartì a razzo con tre successi consecutivi (Pistoiese e Gallipoli al Riviera, Juve Stabia in trasferta), tagliando di fatto il traguardo della salvezza con largo anticipo. Curiosamente nell’ultima stagione sia Ugolotti che Piccioni si sono ritrovati ad allenare a Malta. L’incredibile però avvenne a fine campionato, quando a seguito della contestazione ricevuta i Tormenti, dopo aver tentato inutilmente di cedere la società, fecero muro contro muro e testardamente resettarono nuovamente tutto, richiamando addirittura i due bocciati della stagione appena conclusa: Natali e Piccioni. Ricordo che lo sconcertato Nucifora mi avvisò a chiare lettere dell’imminente disastro, che avrebbe travolto la Samb. Avevo pensato a parole dettate dalla rabbia, invece l’avvocato lucidamente aveva già previsto tutto. L’ennesimo “reset” della “tormentata” gestione Tormenti (gli antichi romani avrebbero detto “nomen omen”) ovviamente colpì anche la squadra, nuovamente rivoluzionata. Memorabili le due “bufale” brasiliane acquistate, ovvero il centrocampista Gilson Tussi e l’attaccante Renan Pippi (anche qui si potrebbe dire di nome e di fatto), anche se quest’ultimo poi si sarebbe affermato a suon di gol in D, compreso l’ultimo campionato disputato con l’Albalonga. In quella formazione militò anche un giovanissimo Mario Titone, che disputò una stagione tra pochi acuti e molti bassi e che si sarebbe rifatto con gli interessi, trascinando la Samb del primo anno di Fedeli al ritorno nel calcio professionistico, da cui mancava proprio da quella disgraziata stagione. Nel frattempo il presidente di Lega Macalli aveva escogitato la “genialata” del cambio di denominazione da C1 e C2 a Lega Pro rispettivamente Prima e Seconda Divisione, che di fatto non mutò nulla nella disastrata amministrazione della categoria, successivamente per fortuna riunificata, anche se neanche ciò si è poi rivelato sufficiente per risparmiarsi le annuali immancabili defezioni. Il Piccioni-bis partì malissimo (in tutte e tre i campionati dei Tormenti la Samb perse la gara d’esordio) in quel girone A, dove tradizionalmente abbiamo sempre stentato, salvo recuperare posizioni in un buon mesetto tra metà ottobre e metà novembre. Era però soprattutto assolutamente deteriorato, come già detto, il rapporto tra tifoseria rossoblù e i Tormenti, pesantemente contestati al di fuori degli studi di Nuova TVP al termine di una puntata di “Calcio e Sto”, da me condotto all’epoca, e nel corso della disfatta casalinga (0-3) contro la Pro Patria, in cui gli ultras giunsero in tribuna, cingendo d’assedio i proprietari del club. A questi tristi episodi, che però rivelarono il “sesto senso” del pubblico sambenedettese, si aggiunsero quelli sul campo, dove la Samb incappò in una disastrosa striscia di sei sconfitte consecutive, la peggiore della sua storia. Dopo essere rimasti incredibilmente impassibili i Tormenti, coadiuvati dal nuovo direttore sportivo Evangelisti che nel frattempo aveva sostituito Natali, finalmente optarono per il cambio di guida tecnica, convocando al capezzale della Samb Fulvio D’Adderio. Nel frattempo dal calciomercato di gennaio giunsero calciatori ormai “bolliti” come i vari Caccavale, Califano e Cammarata, con solo quest’ultimo a fornire un piccolo contributo alla causa rossoblù, che di fatto non risollevarono l’andamento della stagione, ma che invece con i loro lauti ingaggi diedero un’ulteriore spallata alla disastrata situazione economica della società. Si accesero nuovamente i riflettori di stampa e tv nazionali sul caso Samb con la trasmissione Victory di La7, che mandò in onda un ampio servizio, in cui furono sottolineate le disagiate condizioni dei calciatori rossoblù, tra cui il giovane Ciro Sirignano, che nelle ultime stagioni ci siamo ritrovati di fronte con le maglie del Santarcangelo e della Vecomp Verona, appena ripescata in C. Mister D’Adderio ebbe poca durata, perché quando i Tormenti decisero di passare la mano all’imprenditore edile cuprense Sergio Spina, che sarebbe divenuto il successivo presidente rossoblù, questi si rivolse a quel vecchio “guru” che risponde al nome di Giorgio Rumignani, ex calciatore rossoblù negli anni Sessanta ed artefice della promozione in C1 del 1990/91. Col suo calcio all’antica e il suo proverbiale motto di gettare il cuore oltre l’ostacolo la Samb evitò almeno la retrocessione diretta, lasciata al Legnano, giungendo al play out con il Lecco, contro il quale in campionato aveva vinto in riva al lago (1-0) e impattato al Riviera (0-0). Nonostante le grosse avversità di tutti i tipi affrontate c’era fiducia nel nostro ambiente, memore dell’impresa di soli tre anni prima contro un’altra lombarda, il Lumezzane, ma gli eventi purtroppo avrebbero decisamente assunto un’altra piega. Un evidente campanello d’allarme squillò nella sfida d’andata, stavolta disputata al Riviera, chiusa con uno scialbo 0-0, ma fu poi ulteriormente rafforzato dall’ennesima vicenda giudiziaria caduta tra capo e collo. Alla vigilia del match di ritorno furono infatti arrestati i fratelli Tormenti, accusati di evasione fiscale, il che comprometteva il definitivo passaggio di consegne tra loro e Spina. Non mollarono però i fans nostrani, che in 1000 si presentarono al Rigamonti-Ceppi, facendo di fatto sentire i loro beniamini a casa propria. Scese anche in campo nel prepartita il “presidente in pectore” Sergio Spina per incitare individualmente i suoi, invitandoli a ripetere le storiche gesta di Macaluso e compagni. Ed ecco la formazione schierata in quel 7 Giugno 2009 (un altro 7 Giugno dopo quello del rogo del Ballarin…) da Giorgio Rumignani: Marconato tra i pali, i quattro di difesa con Tinazzi-Lanzoni-Caccavale-Sirignano, in mediana il duo Traini-Ferrini con sulla trequarti Magnani-Palladini-Titone, punta centrale Cammarata. Nonostante il gran tifo dei mille in curva la formazione di Rumignani apparve bloccata per tutto il primo tempo contro la squadra degli ex Galeotti, Carlini, Alteri e Romanelli (guarda un po’ proprio quei due…) e andò al riposo ancora sullo 0-0. Ma agli ospiti serviva vincere e nella ripresa il mister friulano, quest’anno ottantenne, ruppe gli indugi, schierando le tre punte Cammarata-Morini-Pippi per sbloccare quello che si era rivelato un attacco asfittico per l’intero torneo. E sembrava fatta ad un quarto d’ora dal termine, quando Morini calciò a botta sicura verso l’estremo lombardo Zappino, ma il palo respinse la sua conclusione. A quel punto ebbi un flashback: ricordai la traversa colpita da Di Giannatale nell’infernale atmosfera del neutro di Caserta, dove la Samb di Ivo Iaconi, anche quella angustiata dalle malefatte di Venturato, affrontò la Juve Stabia in una sorta di spareggio per accedere ai play off di C1 nel 1993/94. Poco dopo proprio il sambenedettese Giorgio Lunerti siglò il gol-vittoria per le vespe, ma peggio ancora poco tempo dopo la Samb non si sarebbe iscritta al campionato di C1, ripartendo così dall’Eccellenza. E i corsi e ricorsi “vichiani” colpirono subito nel segno, perché grazie anche ad un evidente fallo di mano, con la Samb tutta protesa in attacco, il lecchese Carrara si ritrovò una prateria davanti (in realtà c’era Caccavale di fronte, ma era come se non ci fosse nessuno…), che sfruttò appieno superando Marconato. Le immagini indelebili dell’unica retrocessione sul campo patita dalla Samb negli ultimi 29 anni furono due: la curva rossoblù impietrita per svariati minuti (un “frame” che non mi si cancellerà mai dalla mente) e le lacrime in mezzo al campo di Ottavio Palladini, che poi però si sarebbe ampiamente riscattato, riportando nelle vesti di mister la Samb là dove l’aveva lasciata da calciatore in quell’amarissimo pomeriggio.


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