La Samb del terzo millennio, capitolo 3 | Crotone-Samb 2-3


LA SAMB DEL TERZO MILLENNIO

CAPITOLO 3 CROTONE-SAMB 2-3 2002/03

Quando il 10 Giugno 2002 mi svegliai dopo il visibilio del Tardini e l’accoglienza trionfale degli alfieri rossoblù di ritorno da Parma al Riviera delle Palme provai subito un’indimenticabile sensazione di ebbrezza mista ad incredulità. Tutto ciò che sembrava irrimediabilmente perso e vaporizzato nell’atmosfera dopo il ciclone Venturato nel 1994 in un paio di stagioni era stato riconquistato e si poteva ripartire da quella stessa C1 salutata otto anni prima non sul campo ma negli aridi corridoi della Lega, dove non era mai pervenuta l’iscrizione della Samb. Ma in realtà quella rinascita aveva radici ben più profonde, che affondano fino al Settembre del 1994 quando un manipolo di ragazzini chiamato nuovamente Samb riprese l’attività giocando in Coppa Italia contro Pollenza e Settempeda e quando successivamente si ricostituì una formazione in grado di affrontare e vincere il campionato d’Eccellenza a partire dal successo di Lucrezia, dove ovviamente non mancò il supporto dei mai falliti sostenitori rossoblù. Fu da quella voglia di risorgere, mista all’humus calcistico sambenedettese, sempre fertile e foriero di nuovi frutti, che prese il là la prima delle palingenesi della nostra storica squadra, materializzatasi definitivamente il 9 Giugno 2002 nella finale play-off di ritorno di C2 contro il Brescello. Il ritorno su un’autostrada colorata di rosso e blu sfociò poi nel bagno di folla di qualche giorno dopo nelle piazze Garibaldi e San Giovanni Battista dove un popolo di 12000 anime tributò la meritata ovazione al patron Luciano Gaucci e al suo sodalizio. Non mancò il presidente di elargire ulteriori promesse, dopo quelle mantenute nelle due stagioni precedenti, dichiarando di voler lottare per riportare la Samb in B e davvero poco ci mancò.


O meglio tra la formazione del confermatissimo Colantuono, affiancato da Gabriele Matricciani (al posto di Italo Schiavi), e la cadetteria si frappose all’Adriatico di Pescara nella semifinale playoff di ritorno il direttore di gara Giannoccaro di Lecce che nella ripresa si turò gli occhi su un netto fallo da rigore su Soncin e annullò misteriosamente due reti agli ospiti (siglate da Soncin e Del Vecchio). I biancazzurri degli ex (mister Ivo Iaconi, che aveva brillantemente esordito in panchina con la Samb di Venturato, il centrocampista di Martinsicuro Di Fabio, grande protagonista con la maglia rossoblù in B, e il sambenedettese Ottavio Palladini, che sarebbe tornato a casa prima da calciatore e poi da uno degli allenatori più vincenti della nostra storia, collezionando ben tre promozioni) ribaltarono così con una doppietta di Cecchini l’1-0 di Teodorani dell’andata e poi passeggiarono in finale sul Martina, come probabilmente avrebbe fatto la stessa formazione di Colantuono. Ma dal finale torniamo agli albori entusiastici di quella stagione, quando il direttore sportivo Guido Angelozzi costruì una robusta intelaiatura di categoria, capace di giocarsela con chiunque: ecco infatti tornare in Riviera Manni e Fanesi e giungervi i difensori Ogliari, Franchi e Pedotti, i centrocampisti Napolioni e Corradi e gli attaccanti Turchi e Kanjengele. Tornò invece alla casa-madre perugina il trascinatore dei playoff di C2 Totò Criniti, salvo poi ripresentarsi a San Benedetto a stagione in corso, non ripetendo però l’exploit dell’anno precedente. Sempre a metà stagione poi se ne andò, dopo essere stato poco utilizzato, il beniamino della tifoseria Michelone Sergi, assoluto protagonista della doppia promozione, che puntualmente segnò da ex il gol dell’1-1 al Santa Colomba (oggi “Ciro Vigorito”) con la maglia del Benevento. Ma in casa Samb non ci si può mai cullare sugli allori e come purtroppo ben sappiamo le tempeste, come spesso avviene con quelle in mare, arrivano improvvise ed impetuose. E addirittura ne giunsero due. La prima sul campo, dove, dopo l’esordio casalingo mancato contro il Taranto per uno sciopero indetto dalla Associazione Italiana Calciatori, Fanesi e compagni si impantanarono inizialmente con due sconfitte consecutive, entrambe per 1-0, a Sora e nel sentitissimo derby al Riviera contro il Pescara. Il 4-4-2 di Colantuono sembrava arrancare, deludendo al momento le tante aspettative del proprio pubblico: in realtà anche per i numerosi innesti stava ancora cercando quegli equilibri e quegli automatismi, che poi avrebbero portato quella formazione, in cui emerse uno strepitoso Del Vecchio, a navigare costantemente nei quartieri alti, centrando alla fine i play-off col quinto posto. L’altra buriana arrivò ancor più inaspettatamente in società, dove da un paio di anni sembrava di essere in cassaforte. Invece a Settembre ecco piombare a San Benedetto la figura di Francesco Agnello, imprenditore nel settore delle acque minerali, che con il supporto tecnico dell’ex calciatore Spartaco Landini, in quattro e quattr’otto acquisì la società da Luciano Gaucci. Altro che fulmine a ciel sereno! I successivi controlli sulla liquidità e sulla concretezza delle transazioni finanziarie di Agnello, eseguiti per fortuna con tempestività del direttore generale Claudio Molinari, poi tornato in casa Samb con i fratelli Tormenti ed ora spesso inquadrato dalle telecamere alla chiusura delle porte nel corso delle sessioni di calciomercato, scongiurarono il cataclisma e riportarono patron Gaucci saldamente in sella. Lo stesso Agnello ha ripetuto, sempre con esito negativo, una manovra del genere proprio lo scorso anno a Trapani, dopo averci provato anche con Foggia, Torino e Casertana: evidentemente il calcio non fa proprio per lui. Insomma, come cantava Battisti, lo scoglio non ha potuto arginare il mare rossoblù, che così si è ripreso il suo spazio, tornando a far gioire i suoi tifosi. Come avvenne nella partita che sancì la consacrazione di quella compagine: il 13 Ottobre 2002 a Crotone. La distanza di 800 km non frenò affatto i fans sambenedettesi, che ad inizio gara dalla curva dello Scida accompagnarono le note del crotonese doc Rino Gaetano nella sua immortale “E il cielo è sempre più blu”. Ci trovammo in una terra di Calabria aspra, selvaggia, ma nello stesso tempo assai accogliente, come dimostrato in tutte e tre le occasioni, in cui mi sono recato là, dall’ospitalità della squisita dirigenza pitagorica. Nell’occasione Colantuono varò il suo classico lay-out da 4-4-2 con: Pardini tra i pali, da destra a sinistra in difesa Ogliari-Pedotti-Franchi-Manni, a centrocampo Teodorani-Filippi-Del Vecchio-De Amicis, davanti Soncin-Fanesi. Era appena retrocesso dalla B il Crotone, affidato ad Auteri e pronosticato per un’immediata risalita visti i nomi di spicco che annoverava quali l’ex Samb Aladino Valoti, i laterali difensivi Porchia e Caterino, il centrocampista poi divenuto l’allenatore della storica promozione in A Juric e gli attaccanti Tarantino e Ciccio Artistico. Proprio quest’ultimo sbloccò repentinamente il risultato su penalty concesso da Tagliavento, lo stesso di Rimini-Samb 3-4 e oggi dirigente della Ternana. Ma la Samb nel frattempo dopo un inizio di campionato balordo stava diventando squadra vera e proprio allo Scida lo dimostrò. Sotto gli occhi esterrefatti degli sportivi calabresi gli ospiti, trascinati da un’impareggiabile tifoseria, prima pareggiarono con Soncin, chiudendo il primo tempo sull’1-1, poi nella ripresa grazie ai cambi azzeccati da Colantuono inflissero un micidiale doppio colpo con i neo-entrati Kanjengele e Napolioni, ma i gol potrebbero essere stati senza dubbio di più. Nel finale a seguito di un’incertezza di Pardini (purtroppo non fu certamente l’unica in quella stagione) accorciò le distanze Bertolini e il Crotone tentò un serrate, che però si infranse sul poderoso muro difensivo eretto da Franchi e compagni. A sorpresa la Samb espugnò lo Scida e nonostante i tanti chilometri da percorrere per il ritorno, i tifosi giunti a Crotone attesero la ripartenza del pullman della squadra, per rivolgere agli autori di quell’impresa il tributo che meritavano. E al termine del campionato quella tenace e spavalda formazione, che estromise clamorosamente proprio il quotato Crotone dai playoff, avrebbe meritato ancor più, ma dello sfortunato epilogo del 1 Giugno 2003 all’Adriatico di Pescara abbiamo già detto.

Alessio Perotti


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