No dai, adesso è troppo, fermiamoci con gli abbonamenti, sennò il Riviera non ci basta più… Scherzi a parte, come tuttora cantano i Pooh con “Tanta voglia di lei”, noi possiamo veramente intonare all’unisono “Tanta voglia di Samb”.
Dopo il grigiore e il silenzio degli ultimi tempi del Riviera, rieccolo in procinto di popolarsi di bandiere, striscioni, cori e tanti ma tanti innamorati di questi colori.
È come se quella cappa che aleggiava sulla Samb da trent’anni si fosse improvvisamente dileguata e tanto per restare in ambito musicale, stavolta con Vasco, “Come nelle favole” tutto l’ambiente rossoblù fosse tornato a risplendere nella sua naturalezza. E sì perché noi siamo questi: quelli che sfondano tranquillamente i 3000 abbonamenti in D (va bene ci saranno pure i pacchetti acquistati dai partner, ma loro stessi fanno comunque parte del nostro territorio), quelli che come numero di spettatori superano tante società di quella cadetteria, che ci ha visto protagonisti per 21 anni e chissà… (d’accordo restiamo coi classici piedi, anzi ventre, a terra), quelli che ne hanno subite tante che non basterebbe un’enciclopedia ad elencarle tutte, ma che sono sempre pronti a rialzarsi, quelli che amano visceralmente una realtà, che non è una squadra di calcio, ma una parte della propria famiglia.
Ci è stata consegnata dai nostri nonni e padri, da chi quando stava in mare e rischiava la vita chiedeva “Che ha fatto la Samb?”, ce la stavano per togliere irreversibilmente, ora ce la siamo ripresa, ora la società Samb non è di Vittorio Massi, o meglio non solo sua, ma è di tutti noi. Tutti ci sentiamo nuovamente coinvolti, come è stato nella nostra centenaria storia, nelle decisioni della società, tutti siamo pronti a scendere in campo al fianco di Sirri e compagni, tutti vogliamo offrire il nostro personale contributo in varie forme.
Ecco il perché di tanto entusiasmo e in questo la categoria non c’entra nulla.
Quella che è avvenuta è di fatto una liberazione (ho proposto di celebrare nei prossimi anni il 10 agosto, come la data in cui il nome Sambenedettese ci è stato restituito appieno) da una trentennale occupazione dei nostri spazi e un becero sfruttamento della nostra passione e adesso che domenica sia, indipendentemente da quello che succederà in campo, una festa popolare, raccolti in una sorta di abbraccio collettivo.
Il giorno della presentazione così come nel primo appuntamento casalingo di Coppa tutti noi ci siamo sentiti come di nuovo a casa con un senso di appartenenza, che va ben oltre il mero aspetto calcistico. Perché alla fine ciò che stiamo ritrovando è la nostra storia, la nostra Samb, il nostro amore e in fin dei conti anche una parte di noi stessi.
Alessio Perotti
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