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Sammenedètte | Le “fattòre”: superstizione, magia e moralità fra le donne di mare

Foto dell'archivio storico del Comune di San Benedetto del Tronto


L’universo marinaresco annovera innumerevoli aneddoti, sapienze recondite celate ai più e tramandate spesso soltanto per via orale di generazione in generazione. Tra il bagaglio socio/culturale degli uomini di mare, però, ci sono anche credenze popolari di carattere esperienziale denotano forti valenze simboliche e superstiziose. Oltre alle sfaccettature sociali (e alle volte personali) tra i temi dominanti c’è la caducità dell’esistenza umana. Nel corso delle narrazioni dei più vari accadimenti viene spesso messa in risalto la vulnerabilità della vita di mare. Grande risalto alla protezione che gli uomini hanno suscitato nelle loro donne (le “moje”), affaccendate con le attività domestiche ma con le “recchije ritte” a scovare le maldicenze altrui per rispedirle al mittente con battute altrettanto vezzose. E in occasione di circostanze più scomode si ricorreva anche all’emulazione di gesti ‘profananti’ come la “fattòre” gettata contro le altre comari, inveendo con offese anche laboriose e seriali. Perché la “lèngue” che “tante danne fa” amava (e non solo allora) interessarsi de “li fatte de j’atre”.

si ringrazia Francesco Casagrande


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