Samb, Fiumana (AIC): «Società assente, siamo pronti a tutto»

Andrea Fiumana, delegato AIC che si sta occupando della vicenda Samb riguardante i mancati rimborsi, è intervenuto telefonicamente durante la trasmissione “Cuore D Calcio” – andata in onda la scorsa domenica su Vera Tv – per fornire nuovi ed importanti aggiornamenti.

«Quale iter seguiremo nel caso in cui la società continui a non adempiere ai pagamenti degli stipendi? Come già detto in precedenza, non parte nulla in automatico. Tutte le azioni che, eventualmente, verranno introdotte dovranno sempre essere condivise con lo spogliatoio – ha detto il rappresentante dell’Associazione Italiana Calciatori –. I messaggi che noi recepiamo dallo spogliatoio ci servono per analizzare la situazione e consigliare ai ragazzi un’azione piuttosto che un’altra. A me preme sottolineare la serietà di questi ragazzi e il bene che dimostrano verso la loro professione e verso la Sambenedettese. Stanno vivendo una situazione che, purtroppo, va avanti da diversi mesi e che, troppo spesso, li costringe a ritrovarsi al campo per parlare di tutto tranne che di calcio giocato.

Per quanto riguarda il prosieguo della battaglia sindacale – continua Fiumana -, nelle scorse ore abbiamo voluto denunciare ulteriormente la completa mancanza di una società che non ha voglia di confrontarsi con i ragazzi. I problemi possono esserci, ma credo che non ci sia cosa più bella di un confronto sano e trasparente tra una proprietà e i giocatori. I ragazzi sono disposti anche a fare ulteriori sacrifici,  ma dinnanzi ad una mancanza di dialogo diventa difficile trovare dei punti di incontro. Per questo motivo, non mi sento di dire che non succederà nulla.

Qualsiasi azione può essere messa in campo. Rimane il fatto che i ragazzi hanno preso un impegno e, nei limiti del possibile, vogliono portare a termine questa battaglia. Non è possibile che gli unici a prendersi a cuore questa situazione siano l’AIC e lo spogliatoio. Ci sono giocatori che hanno una famiglia, devono pagare l’affitto, fare la spesa e stare più di tre mesi senza portare a casa un rimborso diventa complicato. Noi sentiamo quotidianamente i ragazzi e siamo pronti a tutto».

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