Entra di diritto nella storia rossoblù come dodicesima promozione quella conquistata due mesi e mezzo fa dalla squadra di Ottavio Palladini e dalla società capitanata da Vittorio Massi. Delle 5 più recenti (a partire da quella della stagione di Eccellenza 2009/10) abbiamo già raccontato nell’ultimo approfondimento (QUI), qui ripercorriamo le altre 7. Come non partire da quella leggendaria del 1955/56 dalla Serie C a girone unico alla Serie B con presidente Domenico Roncarolo e allenatore Bruno Biagini, che proiettò la Samb sulla ribalta nazionale? Il treno, che il 10 giugno 1956 riportava da Cremona, dove nell’ultima di campionato aveva pareggiato 1-1, conquistando la promozione a pari punti col Venezia, quel vero e proprio “dream team” con la coppia di terzini (quasi da filastrocca) Astraceli-Celio, l’aitante sambenedettese doc Tom Rosati e l’attacco mitraglia, di gran lunga il migliore della categoria, Rizzato-Guidazzi-Padoan-Moretti-Di Fraia, fu accolto da una città in tripudio.
Pensate che nel successivo campionato di Serie B la Samb era l’unica formazione del Centro Italia (tra Toscana, Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo) e l’unica della costa adriatica tra Venezia e Bari, al punto da essere tifata da intere regioni. In squadra c’era anche un altro sambenedettese, Gustavo Travaglini, che poi divenne dirigente e ovviamente tifosissimo: con lui da bambino ebbi la fortuna di assistere a tante battaglie calcistiche, visto che spesso capitavamo vicini ed aggrappati alla rete della tribuna del Ballarin. Non certo da meno fu quella sorta di Arancia Meccanica con cui nel 1973/74 lo squadrone di Marino Bergamasco, allestito dalla società guidata da Nicola D’Isidori, stravinse il girone B di Serie C.
Era stato al Milan il secondo di Nereo Rocco, non proprio un fautore del calcio offensivo, ed invece alla Samb presentò un autentico calcio totale, ispirato a quello olandese, che, pur arrivando secondo per due volte ai mondiali, dominò negli anni 70. E quella compagine fece davvero innamorare tutti e imprimere nella memoria collettiva un altro favoloso quintetto Ripa-Valà-Chimenti-Simonato-Basilico. Bello, proprio bello rivederli allo stadio e che anche i più piccoli, grazie ai padri e ai nonni, li riconoscano e li salutino con affetto: sono proprio calciatori per sempre e rappresentano una storia che cammina sempre con noi. Così come, purtroppo per tragico destino, ci accompagnano costantemente ogni maledetta domenica da quella del 7 giugno 1981 Carla e Maria Teresa, i nostri due eterni angeli. Doveva essere la festa per la terza promozione in Serie B, sudata fino all’ultima giornata dalla formazione dell’emergente Nedo Sonetti e dal sodalizio presieduto dal presidentissimo Ferruccio Zoboletti; invece, il rogo della Curva Sud del Ballarin prima che iniziasse Samb-Matera, poi terminata 0-0, tristemente trasformò i suoni di tamburi e trombette in quello senza fine di sirene, che tutti noi presenti purtroppo non possiamo toglierci dalla mente.
Ci fu un unico sussulto di un sentimento che non si può definire gioia, ma al limite sollievo, quando alla notizia dell’1-1 tra Rende e Campobasso, ovviamente finita prima, al Ballarin si percepì dopo l’acre odore dell’incendio un dolce profumo di promozione. Curiosità nella storia rossoblù è poi quella di aver sempre vinto due categorie: quella Serie C2 che ormai non esiste più (due volte su due) e l’Eccellenza (tre su tre). In Serie C2 la Samb ha appunto militato due volte, perché poi quella che sarebbe stata la terza nel 2013/14 svanì prima di iniziare per la risaputa mancata iscrizione. La prima nel 1990/91 con Antonio Venturato presidente e in panchina l’ex calciatore Giorgio Rumignani, che portò con sé un giocatore ma soprattutto uomo simbolo come capitan Moreno Solfrini e che lanciò in pianta stabile a centrocampo il giovanissimo Ottavio Palladini (e sì anche in campo ha vinto un campionato). La seconda coincide con l’indimenticabile esodo dei 7000 tifosi al Tardini di Parma per il ritorno della finale playoff il 9 giugno 2002: la Samb perse 1-0 contro il Brescello, ma grazie al 3-1 dell’andata di fronte ai 12000 spettatori del Riviera conquistò una festeggiatissima Serie C1.
Condottiero, inventato da Alessandro Gaucci a stagione in corso, fu Stefano Colantuono, che dopo il 3-0 subito a Bolzano appese le scarpette al chiodo e si trasferì in panchina, vincendo sempre (9 partite) fino al termine del campionato, superando nella semifinale playoff il quotato Rimini e quindi in finale il paese ben noto grazie a Don Camillo e Peppone. Era questa la seconda promozione consecutiva targata sor Luciano Gaucci dopo quella dalla Serie D del 2000/01 con mister Giovanni Mei, in cui una volta carburato, dopo un faticoso avvio, l’unico vero avversario fu il famoso caso Cianci, dal nome del calciatore, il cui tesseramento fu oggetto di ricorso da parte delle avversarie laziali (Tivoli, Latina ed Astrea) col rischio di un’ingente penalizzazione di 12 punti, scongiurata per fortuna di fronte al tribunale sportivo dallo stesso patron Gaucci.
Infine, ricordiamo la settima promozione, l’ultima del precedente secolo, nonché vecchio millennio, ma la prima di una nuova e purtroppo travagliata storia. E sì perché nell’estate del 1994 la Samb scomparve per motivi amministrativi dal calcio professionistico ed era veramente difficile pensare ad un’immediata rinascita. Invece grazie ad un manipolo di imprenditori locali (Torquati, Scartozzi, Amante e Iacoponi) e principalmente a due leggende del nostro calcio quali il sempreverde capitano Paolo Beni come direttore sportivo e “lu Bombèr” Francesco Chimenti come allenatore si partecipò e si vinse perentoriamente il primo dei tre campionati d’Eccellenza disputati. Ma a vincerlo furono soprattutto quei Tifosi, giustamente con la T maiuscola, che alla prima di campionato vinta a Lucrezia c’erano. È anche grazie a loro che la Samb è sempre sopravvissuta ed oggi, di nuovo nel professionismo, può guardare con tanta fiducia al futuro.
Alessio Perotti
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