La storia della Samb si mobilita per il Ballarin

L’impianto, ormai abbandonato da anni, nasconde i ricordi di tanti sambenedettesi: su tutti quelli di Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Ma anche quelli di chi ha indossato la maglia della Samb…

Lo stadio Fratelli Ballarin fu inaugurato nel 1931, dapprima chiamato Littorio, fu intitolato, nel 1944 a Massì Marchegiani, perito nei bombardamenti del '44. A seguito della tragedia di Superga si decise che dovesse commemorare la scomparsa dei fratelli Aldo e Dino Ballarin.

DA ABBATTERE – Tra le proposte che sono arrivate, più o meno sensate, c'è quella che vuole l'intera struttura rasa al suolo perché il peso degli anni, ormai 85, si fa sentire e oltre l'inutlizzo, l'impianto inizia ad essere effettivamente un pericolo per l'incolumità di pedoni ed automobilisti.Si inneggia al restauro o alla trasformazione in verde sportivo. Non molto tempo fa persino la famiglia Fedeli, attuale proprietaria della Sambenedettese, si è detta disposta a fiancheggiare un rinnovo per donare il nuovo campo alla prima squadra della città e al suo settore giovanile, tutt'ora costretto ad emigrare sui campi della provincia e al comunale di Martinsicuro per allenarsi e giocare.

TRA PASSATO E FUTURO – Se la voce di chi su quei gradoni ha assistito alle pagine più belle scritte dalla Samb non è abbastanza forte, a far parte del coro si uniscono persone che quella storia l'hanno scritta: Gigi Cagni e Maurizio Simonato. Tramite Facebook i due hanno potuto esprimere i ricordi maturati proprio nello stadio intitolato ai due calciatori del Grande Torino. L'ex secondo di Walter Zenga alla Sampdoria ricorda anche Maria Teresa e Carla, decedute a seguito dell'incendio del 1981: «Nel cuore della città, vicino al porto con gli spettatori quasi dentro al terreno di gioco, a creare un tutt’uno con la squadra. Sensazioni incredibili. Il Ballarin è un pezzo importante dalla mia vita, ma soprattutto della Samb e del cuore dei suoi tifosi. Se davvero non è possibile recuperarlo, si mantenga almeno un campo dove i ragazzi possano giocare, intitolato a Carla e Maria Teresa». Dello stesso parere, Maurizio Simonato, che spiega: «Un cancello aperto sui miei ricordi. Tra le erbacce e le gradinate fatiscenti vedo i miei 25 anni, quando per la prima volta feci il mio ingresso in divisa rossoblu. Lì ho trascorso i 5 anni più importanti, i più intensi della mia vita. Quella maglia te la sentivi cucita addosso, quegli spalti pieni, sbirciati dalle finestre degli spogliatoi prima di entrare in campo, erano la nostra carica, su quell'erba le nostre emozioni più forti. La promozione in B che avevamo sognato insieme a tutta la città arrivò nel 1974, per me in quell'anno arrivò anche il matrimonio e una figlia nel 1975. Eravamo la Sambenedettese e giocavamo al Ballarin». Parole che esprimono un grande senso di appartenenza ad una squadra, alla storia e alla città.

Domenico Del Zompo

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