La solitudine dei numeri uno: il peso di essere Sala

Il calcio è strano: c’è chi in campo vive di anarchia e fantasia, chi si diverte a correre, chi a far correre e chi a negare la gioia del gol. Il portiere è un ruolo delicato, delicatissimo perché dalla stabilità del numero 1 (12, 22 con la nuova numerazione a fantasia) dipendono le sorti della squadra. La Samb ha investito Andrea Sala del carico d’essere titolare, quello sui cui guantoni devono infrangersi i sogni di gloria avversari. L’ex Ternana fino ad oggi non è riuscito a dimostrare, a compagni e ambiente quella sicurezza di cui c’è bisogno come il pane, specie in un momento difficile come quello attuale. L’errore contro il Pordenone, che ha di fatti spianato la strada alla rimonta dei ramarri, non è l’unico di una lista purtroppo rilevante. C’è quella punizione di Acquadro contro il Fano, con i dubbi palesati da molti tifosi sulla posizione di portiere e barriera, il tunnel di Chiarello a Gorgonzola, l’incertezza nel restare a metà strada quando Jefferson, col suo Monza, si ritrova a calciare a qualche metro dal dischetto. Ci sono poi i casi con Renate (raddoppio ospite sul palo di competenza) e la rete, fortunatamente indolore, subita contro l’Imolese con la sfera che lo supera sotto i guantoni. Pesano pure le uscite alte, o meglio, le non uscite. Rare sono le occasioni in cui il portiere va a svettare sopra le teste avversarie per togliere le castagne dal fuoco seguendo l’antico comandamento secondo cui “in area piccola la palla è preda dell’estremo”. I social sono l’eco peggiore per il portiere lombardo: i tifosi invocano Pegorin, che negli anni si è fatto trovare pronto anche se in coabitazione con colleghi più esperti e gettonati. Che sia arrivato il suo momento dopo le prestazioni da titolare solo in coppa?


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