Dai fasti della carriera da calciatore alle difficoltà delle ultime stagioni: andiamo a conoscere caratteristiche, modi di lavoro e ambizioni del nuovo allenatore della Samb…
«Voglio corsa ed intensità, voglio il 100% dai miei giocatori». Un tecnico che si presenta così non può non destare un minimo interesse in una piazza come quella di San Benedetto. E dire che Francesco Moriero, nato un anno dopo quella Leva calcistica di "degregoriana" memoria, alla guida della Samb ci è arrivato in silenzio, tra lo stupore generale e sbaragliando la concorrenza di quel Beppe Magi che sarebbe passato dal rossoblù eugubino a quello rivierasco. E invece no. Arriva l’ex Lecce, Roma e Inter (per dirne alcune).
MORIERO CALCIATORE – Fiato, polmoni e sacrificio abbinati ad un istinto innato per i gol non banali. Con la maglia della Nazionale italiana ne realizzò uno in rovesciata, la sua specialità, al Paraguay. Un centrocampista dai piedi raffinati che non disdegnava il portare a spasso il pallone davanti agli avversari. Giovanissimo, poco più che sedicenne, si ritrova catapultato nella prima squadra del Lecce dove disputa 158 gare, infilando 11 reti e collezionando una promozione nel 1986 e una retrocessione nel 1992. Arriva la chiamata del Cagliari e la crescita esponenziale nelle due stagioni con i sardi, insieme all’esordio in Europa con la Coppa Uefa, lo consegnano al calcio dei “grandi”. Passa alla Roma nel 1994, la stessa Roma che fu di Bruno Conti a cui spesso Moriero veniva paragonato (e per rispetto come non citare anche "Il Barone" Franco Causio). Tre stagioni da incorniciare e il passaggio all’Inter campione in Coppa Uefa. È il coronamento della carriera. In nerazzurro si guadagna il soprannome di Sciuscià, per la sua abitudine di lustrare le scarpe al compagno che aveva appena segnato. In nazionale, nel 1998, si gioca il Mondiale in Francia, perso ai rigori contro i padroni di casa. Otto presenze con la maglia azzurra e due reti realizzate sotto la guida di Cesare Maldini prima e Dino Zoff poi. Chiude la carriera al Napoli, dove gioca poco anche a causa dei tanti problemi fisici che lo accompagnano negli ultimi periodi da giocatore.
MORIERO ALLENATORE – «Mi piace il gioco offensivo, che può creare qualche infarto tra i tifosi, voglio che la mia squadra si imponga sull’avversario interpretando al meglio quello che sa fare». Spregiudicato, almeno nelle dichiarazioni, il Moriero Allenatore. Ama schierare i suoi con il 4-2-3-1, novità totale in una squadra che è sempre scesa in campo con il 4-3-3, modulo che comunque il tecnico non disdegna. «Vogliamo confermare innanzitutto chi ha a cuore la Samb. Cerchiamo uomini prima che giocatori. La Samb ha fatto un grande campionato affrontando i playoff contro il Lecce senza paura uscendo comunque a testa alta e dimostrando di avere le carte in regola per affrontare un avversario difficile. Risultati simili non capitano per caso». Da questa dichiarazione si intuisce quanto il tecnico leccese abbia già capito dei rossoblù. I tifosi vogliono in campo giocatori affamati che lottino per la maglia e sarà uno dei messaggi che farà passare ai suoi. Le sue squadre si trovano spesso a far leva sul movimento del trequartista, novità quasi assoluta per la Samb, mentre i due centrocampisti davanti alla difesa si alternano spesso per provare gli inserimenti coordinati con i tre del pacchetto avanzato. Tutto questo, però, potrebbe essere smentito nel caso in cui, continuando sul percorso di Palladini e Sanderra, Moriero decidesse di schierarsi con il 4-3-3.
CARRIERA DIFFICILE – «Ho fatto spesso scelte dettate dalla passione, senza valutare determinate situazioni. Mi sono sempre messo in discussione. Vengo da una salvezza raggiunta con il Catania dove si è arrivati ad un traguardo molto difficile». Alterne fortune tra esoneri e ambienti societari particolari: Moriero non ha mai guidato una squadra per due stagioni consecutive. Prima panca all’Africa Sports National, squadra della Costa D’Avorio, nel 2006. L’anno seguente prende in mano il Lanciano, ma la salvezza sfugge a causa della penalizzazione imposta al club abruzzese. A giugno 2008 diventa allenatore del Crotone centrando la promozione in Serie B. Lascia lo Scida da vincitore e si trasferisce al Frosinone dove viene esonerato nel 2010 a causa degli scarsi risultati. Il 27 settembre sostituisce Apolloni sulla panchina del Grosseto, ma a gennaio la situazione si complica e viene sollevato dall’incarico. Il 27 settembre 2011 si trasferisce a Lugano per guidare la squadra svizzera, ma il quinto posto finale preclude la promozione in Super League. Nel 2012/2013 retrocede alla guida del Grosseto e si trasferisce a Lecce, dove torna dopo aver esordito da calciatore, i giallorossi perdono quattro partite su quattro in campionato e Moriero viene esonerato il 24 settembre. Nel 2014 si trasferisce al Catanzaro, ma la sua esperienza alla guida delle Aquile del Sud dura fino a novembre. Ci riprova, nel 2015, al Martina Franca in sostituzione di Giuseppe Incocciati, ma se ne va dopo due giorni a causa dei gravi problemi della società. Il 1 marzo 2016 diventa allenatore del Catania al posto di Giuseppe Pancaro e centra una preziosa salvezza, ma non riesce a sudarsi la riconferma. Il 31 maggio, con la presentazione al Riviera delle Palme, si mette a sedere sulla panchina della Samb di Franco Fedeli.
Domenico del Zompo