in collaborazione con l’Unione Rugby San Benedetto
«Far giocare mio figlio a rugby? No no, è uno sport duro e violento. E, poi, non ci gioca nessuno: rischia di diventare un emarginato». Dispiace per i figli di questi genitori. Ne è convinto Fernando del Castillo, allenatore dell’Under 18 e responsabile dello sviluppo giovanile dell’Unione Rugby San Benedetto, quando sostiene che il rugby forma persone prima che atleti: «I valori del nostro sport sono i valori della vita: disciplina, rispetto, integrità, passione, solidarietà. Si insegnano poco con le parole, molto con l’esempio».
Alcuni bambini appaiono timorosi quando si avvicinano per la prima volta al campo. Le gambe dei genitori rappresentano un appiglio sicuro di fronte a quell’immenso prato verde. La delicatezza degli istruttori, però, ha la meglio: mollata la presa, incominciano le corse, i giochi, le risate. La situazione si è capovolta: come farli uscire, ora, dal campo? Settimana dopo settimana, i bambini imparano, attraverso il gioco, a condividere, ad ascoltare, a rispettare le regole e gli altri. È così che nasce la passione. «I ragazzi – aggiunge Fernando – devono attendere con gioia il giorno dell’allenamento perché consapevoli che al campo troveranno un gruppo che li fa star bene».
Si sarà convinto quel genitore? Magari lo sarà del tutto parlando con gli allenatori. Sì, perché gli istruttori coinvolgono spesso mamme e papà, dialogando con loro per meglio comprendere il ragazzo e approcciarsi a lui per migliorarlo sotto l’aspetto fisico, mentale e comportamentale. Ora, immaginiamo decine di bambini e ragazzi incamerare, in modo del tutto naturale, i valori del rugby e, quindi, della vita. E poi far ritorno nelle loro case, nelle loro scuole, nei loro giardinetti e, in modo del tutto spontaneo, diffondere quei valori in famiglia e tra gli amici. Questi ragazzi sono piccoli corrieri di valori sociali rendendo il rugby un patrimonio della comunità.
di Massimo Cufino
Fonte foto: Unione Rugby San Benedetto