Caso Fanesi, parla il fratello Max: «Ci sono ancora troppe contraddizioni»


Giustizia e verità per Luca Fanesi. L’eco del coro della Curva Nord, il cui appoggio arriva incondizionato anche dai tifosi avversari, resta forte e si ripropone in ogni gara. Per questo si sta battendo ancora la famiglia con il fratello Max che, ai microfoni di VeraTv, ha fatto il punto anche sul rinvio dell’udienza a luglio:


«Rifletteremo sulla decisione di rinviare al 12 luglio l’udienza che si sarebbe dovuta tenere ad aprile. Ho notato molte contraddizioni, alcune molto evidenti altre che sono emerse incastrando i fatti tra loro. Io mi sono fatto un’opinione: le indagini preliminari le abbiamo fatte noi e quindi ora discuteremo col GIP di questa corposa memoria che abbiamo raccolto e speriamo che ci sia una ulteriore proroga nelle indagini preliminari. Non mi va di fare nomi perché in questa fase non è bello, ma ci sono persone che si contraddicono ad esempio gli stessi poliziotti. Per esempio la perizia medica fatta a mio fratello Luca è avvenuta senza sbendargli il capo mentre la perizia di parte ha contraddetto per buona parte quello che ha detto il medico. Sono stati sequestrati i manganelli, ma nessuno ha fatto eventuali esami sulle tracce ematiche. Molte cose ci lasciano interdetti, anche il modus operandi di alcuni poliziotti che dicono di aver manganellato esclusivamente alle gambe. Ma non è così: loro dicono di aver manganellato per evitare di essere travolti dai tifosi della Samb che tornavano nei pulmini, come si vede anche nel famoso video de Le Iene, mentre è evidente che molti sono stati colpiti sulle spalle e alla schiena, c’è anche una parte in cui un poliziotto fa uno sgambetto ad un tifoso, questo si rialza, viene preso a calci e poi vicino ad una siepe, colpito col manganello e la dinamica del braccio che si alza in maniera verticale sulle persone non lascia intendere che siano state le gambe i punti colpiti».

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