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Samb-Feralpisalò 0-0, IL COMMENTO | Quei grandi uomini in campo


MONTERO: «I PLAY OFF SONO UN PREMIO PER LA CITTÀ»

Dopo un’altra settimana di passione in questa infinita Quaresima, che stanno vivendo i nostri amatissimi colori, in cui oltre alle dimissioni del contabile societario sono scemate definitivamente le ipotetiche possibilità di acquisizione del club tramite concordato (e a questo punto l’unica strada che potrebbe salvare la categoria è quella del fallimento tecnico in tempi strettissimi), è inutile e autolesionistico rimescolare il brodo nella pentola della negatività e del pessimismo, che in questo periodo abbonda in tutti gli scenari. Vogliamo invece sottolineare gli aspetti belli ed umani, che pur esistono in vicissitudini del genere, perché anche nei frangenti più negativi qualcosa di positivo può sempre emergere, come quella flebile radiazione cosmica scoperta da Hawking, che fuoriesce da un buco nero. Mi riferisco a quanto stanno facendo in tanti, nel silenzio e senza nessun risalto sui giornali, probabilmente perché loro stessi sono i primi a non volerlo, per supportare una squadra letteralmente abbandonata a se stessa. Si tratta dei dipendenti della società, sfrattati pure dalla sede del Riviera, di custodi e magazzinieri, di chi fornisce vitto e alloggio, di chi garantisce i trasporti, di chi si occupa di lavare il materiale sportivo, di chi semplicemente dice grazie a questo splendido gruppo di ragazzi, che senza tifosi sugli spalti sono i soli, e sottolineo più che mai soli, a rappresentarci in campo. E veniamo quindi a loro. San Benedetto non dimentica chi praticamente è stato ed è tuttora un suo figlio acquisito, in quanto prodigatosi senza alcun ritorno economico per la nostra comunità. Scivola il pallone sul campo, rotolano nei burroni i freddi e spesso agghiaccianti bilanci societari, ma dal rettangolo verde si ergono le storie più belle, quelle che rendono il calcio quella poesia capace anche di strappare qualche lacrimuccia. Sono diventati a tutti gli effetti parte del nostro popolo e sempre saranno da noi ricordati quei grandi uomini del 2006 (cito solamente un aneddoto, quando noi della Gazzetta dovemmo riportare un calciatore, Akassou, perché la squadra era senza il pullman e non c’era più posto nelle altre auto), quelli altrettanto grandi del 2013, che addirittura vinsero il campionato di D con quella corsa sfrenata e liberatrice di capitan Pazzi davanti a tutti noi al Tubaldi di Recanati. E vengo ai grandi uomini, guidati da un condottiero vero quale si sta rivelando Montero, che oggi stanno battagliando, come se non ci fosse un domani, ogni maledetta domenica, per gettare in campo l’orgoglio e la dignità di un’intera città e non far scolorire anzitempo e definitivamente i nostri meravigliosi rosso e blu. Il tempo non può giocare a scacchi con la memoria (tipo la Morte ne “Il settimo sigillo”) e con quelle emozioni, che mai sfioriranno e di cui saremo sempre grati a questi uomini veri.

Alessio Perotti


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