Samb, capolavoro non solo sportivo

Ha appena completato, la Samb, i vari incartamenti richiesti per l’iscrizione in Serie C (QUI i dettagli), che ha la sua “deadline” venerdì 6 giugno: sbrigata già da una decina di giorni la questione economica con liberatorie, tassa di iscrizione e fidejussione, sono state anche espletate le ultime formalità relative agli impianti da utilizzare, dopo aver pure provveduto a trasformare la ragione sociale da associazione dilettantistica a società a responsabilità limitata. Nel frattempo, ci si sta muovendo e già molto proficuamente sul fronte partnership e sponsor e tutto, soprattutto categoria superiore e visibilità acquisita non solo a livello regionale, ma anche nazionale, fa presagire che i risultati già ampiamente soddisfacenti delle due passate stagioni saranno non solo confermati, ma anche cospicuamente incrementati. Merito sicuramente da tributare a Maurizio Di Ubaldo e Wiliam Clementi che per il terzo anno sono i “front-end” di marketing e commercializzazione del brand Samb, mai così noto, diffuso, apprezzato e persino ammirato, a dimostrazione dell’importanza, affidabilità e professionalità dei collaboratori di cui Vittorio Massi si è circondato, non ultima Ilenia Di Felice, che sul campo si è guadagnata il ruolo di prossimo addetto stampa.

È un modello societario che funziona quello messo su dal presidente Massi e dagli uomini da sempre a lui legati (il fratello Fausto, Aldo Mosca e Gigi Traini) e a questo punto c’è da riflettere se allargarne direttamente la base, coinvolgendo come soci chi ha già affiancato la società, o proseguire con l’attuale organizzazione, appunto basata su investimenti annuali o pluriennali effettuati da partner e attraverso sponsorizzazioni, che presumibilmente cresceranno d’entità, una sorta di holding che ricorda l’assetto del Sudtirol. E grazie pure al sostanzioso apporto di quello che non solo è il dodicesimo uomo in campo, ma anche di fatto membro di questa società, di cui si sente pienamente parte, ovvero lo straordinario pubblico rossoblù, è una struttura che si è rivelata redditizia, visto che dopo un primo anno chiuso in utile, nonostante qualche pesante “stecca” nel mercato di riparazione e un finale di stagione senza più ambizioni (ciononostante ad aprile 2024 nella sfida casalinga con la capolista Campobasso il Riviera, grazie anche alla tifoseria molisana, contò oltre 8000 spettatori), il secondo segue a ruota, conciliando mirabilmente la vittoria del campionato ad un bilancio in positivo.

È questo il vero capolavoro messo a segno dalla società rossoblù, che ne fa un punto di riferimento anche per gli altri sodalizi in materia di gestione sportiva. Proprio in questi giorni si fa un gran parlare delle virtù manageriali di Aurelio De Laurentiis, abile nel centrare due scudetti (mai visti a Napoli senza Maradona), aumentando nel contempo gli introiti societari, in particolare quest’anno con il colpo, tutt’altro che gradito ad Antonio Conte, ma poi digerito grazie ad alcuni aggiustamenti tattici, della cessione di un talento assoluto come Kvaratskhelia a gennaio. Con le ovvie dovute proporzioni ha agito in modo simile proprio la Samb, che nello stesso mese, strenuamente impegnata com’era nel difendere il suo primato, ha confezionato una fruttuosa operazione economica, a maggior ragione per una categoria come la Serie D, con la cessione all’Atalanta del gioiellino, nonché under, Lonardo, chiave di volta della cavalcata nel girone d’andata. Ed emulo del suo più famoso collega non la prese proprio col sorriso sulle labbra Ottavio Palladini, costretto a trovare nuovi equilibri soprattutto nell’ambito del pacchetto under, poi egregiamente risolti con l’inserimento in pianta stabile di Moussa Touré.

Anche se sul piatto della bilancia c’è da considerare il biennale sottoscritto con Sbaffo, che almeno per l’anno appena concluso, soprattutto per via di una deficitaria condizione fisica, non è stato affatto all’altezza delle attese, la mossa partorita da Massi e Stefano De Angelis, pur azzardata, è stata, ricorrendo ad una terminologia da business, “disruptive” e in definitiva indubbiamente vincente. Non potranno allora che servire queste indiscutibili capacità sia sul fronte imprenditoriale, che manageriale, che sportivo, unitamente alla partecipazione sempre più viscerale di tutto l’ambiente, ancor più ora nel professionismo, per abbinare i successi calcistici a quelli, non meno importanti, societari, indispensabili per una duratura sostenibilità.

Alessio Perotti

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