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L’Angolo del Narrante – L’uomo atermico

In questo spazio della Gazzetta troverete una nuova rubrica curata in collaborazione con Il Narrante (QUI la pagina Facebook). Uno spazio dove potrete scoprire o approfondire curiosità storiche che appartengono alla città di San Benedetto del Tronto. L’Angolo del Narrante vuole accompagnarvi fuori dal mondo del calcio e dello sport per provare a condurvi, con leggerezza, nel ricco giardino della cultura sambenedettese. Una lente di ingrandimento su personaggi, eventi e luoghi del passato che hanno lasciato un segno nella storia di San Benedetto.

L’UOMO ATERMICO

La città di San Benedetto del Tronto ha vissuto e conosciuto molti personaggi stravaganti nel corso della sua storia, ma la figura leggendaria di Massimo Caporaso – in arte l’Uomo Atermico – suscita, ancora oggi, emozionanti ricordi in tutti coloro che hanno avuto l’onore di conoscerlo e il piacere di ammirare le sue bizzarre e coraggiose gesta. Inverno, estate, neve, pioggia, caldo torrido per Massimo non fa differenza la stagione o il clima: andare in giro per San Benedetto “vestito” di soli pantaloncini rappresenta per lui la pura e semplice normalità. Un supereroe senza maschera che, insieme al suo fedelissimo cagnolino, caratterizza gli anni 70’-80’ di San Benedetto.

Ovviamente, pur non percependo né il caldo né il freddo, la stagione preferita da Massimo Caporaso è senza dubbio l’inverno: celebri e iconiche le fotografie che lo ritraggono disteso seminudo sulla spiaggia innevata, o immerso nelle gelide acque antistanti il monumento al Pescatore, o camminare disinvolto lungo un inusuale Viale Buozzi ricoperto di neve. Abitudini e qualità fuori dal comune che stuzzicano la curiosità anche di Tv e giornali esteri. Massimo Caporaso era tutto questo. Un personaggio che, come scrive Giovanni Quondamatteo in una sua celebre poesia dedicata proprio all’uomo atermico, sembrava provenire da un altro pianeta: “Chi dónge lu ngòndre, remmàne ‘mmattéte, còmma se ésse fuscje de n’atre pianète! Ci stà chi se mbére, arevènde jàlle, e mmìce quélle và nóde, e sènde càlle!”.

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