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La triste fine del Rimini, monito per tutti

Fonte foto: pagina Facebook Rimini Football Club

È stato staccato il tubo dell’ossigeno dopo cinque mesi di agonia al Rimini Football Club, che solo ad aprile aveva toccato il cielo con un dito, vincendo la Coppa Italia di Serie C e partecipando di conseguenza ai play off nazionali, da cui però era stato subito estromesso ad opera della Vis Pesaro. Sembrava l’avvio di un percorso di crescita, che avrebbe coinvolto anche la costruzione di un nuovo centro sportivo e la ristrutturazione del Romeo Neri, invece, è stato assurdamente l’inizio della fine. Il primo campanello d’allarme era suonato con i 2 punti di penalizzazione inflitti per inadempienze amministrative di patron Petracca e della moglie presidentessa Di Salvo, poi diventato un’autentica sirena quando nel corso dell’estate l’iscrizione era stata rocambolesca e la vendita alla subentrante Building Company di Giusy Scarcella era stata frenata dal sequestro delle quote societarie pretese dal precedente proprietario Rota, che aveva riportato i biancorossi in Serie C al termine della stagione 2021/22.

Problematica che si è riproposta negli ultimi giorni, quando sono entrati in scena gli imprenditori Di Matteo e Ferro, già protagonisti di una fugace comparsa a Chieti un anno fa, che hanno provato ad inizio novembre a rilevare la società, scontrandosi però nuovamente con il suddetto sequestro e issando di conseguenza bandiera bianca. A questo punto è scattata, registrando un passivo di 4 milioni, la messa in liquidazione volontaria da parte dell’assemblea dei soci, che di fatto ha sancito nuovamente (si tratta del quarto fallimento) la fine del calcio riminese, con la squadra ultima in classifica, sommersa com’era da ben 16 punti di penalizzazione (ed altri se ne sarebbero presto aggiunti). Indubbia ennesima sconfitta per una città dalle enormi potenzialità come Rimini, che incredibilmente non riesce a fornire continuità, credibilità e solidità ad un serio progetto calcistico, finendo periodicamente inghiottita nel vortice provocato da avventurieri e faccendieri, che ben poco hanno da spartire con il vero sport. Vittima, come tante volte purtroppo lo è stata quella sambenedettese, una gemellata e passionale tifoseria, l’unica ad essersi accorta in tempi non sospetti di “magheggi” e sotterfugi societari, finiti tardivamente allo scoperto.

Monito per tutti: innanzitutto ovviamente per Rimini stessa, per non ricadere più in mano a gente senza scrupoli, puntando invece ad una proprietà magari non faraonica, ma attendibile, a costo di frequentare per più tempo categorie minori in modo da stabilizzarsi ed irrobustirsi veramente, prima di aspirare a salti di categoria, altrimenti illusori e temporanei. Poi per la Lega di Serie C, la Covisoc, la stessa FIGC e i loro fantomatici controlli su bilanci e solidità economica dei sodalizi iscritti in terza serie: ancora una volta Marani e Gravina hanno rimediato una magra figura, falsando, come già successo lo scorso anno con le esclusioni di Taranto e Turris nel girone C, il campionato in corso, stavolta per il girone B, che nella passata stagione aveva comunque già vissuto i casi spinosi di Lucchese e Spal, poi escluse nel corso dell’estate. Infine, per le altre società e tifoserie, chiaramente Samb compresa: ad una gestione sportiva competitiva va necessariamente abbinata una rigorosa ed oculata politica amministrativa, senza troppi svolazzi di fantasia, considerando i numerosi adempimenti da sostenere per una serie professionistica, che però riceve un supporto finanziario risibile rispetto alle due categorie maggiori; della serie meglio una vittoria in meno oggi piuttosto che rinunciare del tutto al calcio domani.

Alessio Perotti

Fonte foto: pagina Facebook Rimini Football Club

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