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I ricordi di Simonato: «Dopo la partita tornavamo a casa a piedi dal Ballarin»


Continuano i ricordi di Maurizio Simonato, che sulla sua pagina Facebook nelle ultime settimane sta tenendo incollati i tifosi della Samb (di qualsiasi età) raccontando com’era no la Samb e la San Benedetto del Tronto dei “suoi” anni. Di seguito riportiamo l’ultimo suo racconto (SOTTO IL POST TROVATE IL TESTO).

Durante gli anni ‘70 in Italia ci fu la crisi energetica, di conseguenza con il “fermo macchina” il sabato e la domenica bisognava andare a piedi. La domenica della partita il nostro pullman, partendo dal ritiro dell’Abbadetta, ci portava direttamente al Ballarin, e dopo la partita, tornavamo a piedi presso le nostre abitazioni. Ecco, il ritorno è un momento che ricordo con particolare emozione, perché eravamo accompagnati da un gruppo di ragazzi che ci seguivano come in corteo. Ognuno di noi calciatori aveva i suoi tifosi e ogni ragazzo aveva il suo idolo. Molti di questi giovani facevano parte del settore giovanile della Samb e durante la settimana disputavamo con loro la partitella infrasettimanale. A questo proposito, in una di quelle partite accadde un fatto ricordato da uno di loro, Piergiorgio Cinì che saluto con affetto. Lui racconta così: “Durante una partita contro la prima squadra diedi inavvertitamente un calcio sulla gamba a Simonato. In quel momento mi sentii sprofondare, avevo paura che la domenica successiva poi non avrebbe potuto giocare. Invece alla fine della partita mi diede un buffetto sulla guancia dicendomi di stare attento la prossima volta e mi riaccompagnò a casa”. Che bella storia! Il capitano della Primavera Brandi, invece, che si vede nella foto che ho pubblicato un paio di domeniche fa e col quale ci ritroviamo ancora al campo da calcetto, mi ha raccontato che prima della partita, durante il riscaldamento, mi capitava di parlare con i ragazzi e contemporaneamente palleggiare senza guardare il pallone, ma soprattutto senza farlo cadere! Beh questa era proprio una mia qualità. Ricordo benissimo poi, che alla prima partitina al Ballarin fui marcato da Spinozzi, allora ragazzo del settore giovanile. Ad un certo punto la palla uscì ed io mi girai verso di lui e gli dissi: “Arcadio, quando il pallone è fuori, stammi a un metro, ti prego!”. Capii subito che quel giovane aveva le qualità per emergere, infatti fu acquistato dalla Lazio. Un altro episodio non potrò mai dimenticare. Partimmo per la doppia trasferta di Sassari e Olbia, rimanendo fuori una settimana intera. Lasciai la mia 500 rossa a Daleno che in quell’occasione non era stato convocato. Il 9/12/1972 Daleno prestò l’auto a Giancarlo Scarpantoni, un altro dei ragazzi della Primavera di allora, ma all’altezza di Villa Brancadoro, sulla doppia curva, un camion attraversò la carreggiata, lo prese in pieno trascinandolo indietro, e distrusse la 500. Quando a Sassari mi diedero la notizia continuavano a parlarmi della mia macchina ed io continuavo a ripetere: “Scusate, ma Scarpantoni come sta?”. Le risposte erano vaghe: la mia macchina era stata distrutta, come testimonia una foto che ho rivisto solo nel 2013, ma soprattutto Giancarlo rimase in coma, lottando per un mese tra la vita e la morte. Si salvò per miracolo, probabilmente grazie al tettuccio di tela della 500 che gli aveva permesso di uscire e fortunatamente oggi possiamo ancora ricordare insieme quell’episodio. Come ho detto più volte, il nostro rapporto con la città era molto stretto, vivevamo in mezzo alla gente. Si trascorreva gran parte della giornata con i tifosi che erano con noi “Da Fattò”, il ristorante degli “scapoli” o in piazza, e lì erano liberi di criticarci, di rimproverarci o di elogiarci senza problema, in fondo eravamo tutti amici! E poi la domenica tutti allo stadio a tifare Samb, a fare del Ballarin un luogo indimenticabile per noi, per i tifosi, per la città e vi assicuro, anche per gli avversari che lo hanno sempre considerato un fortino inespugnabile! Era la FOSSA DEI LEONI.


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