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Coppa Italia Serie C, Samb-Ascoli 2-1, IL COMMENTO: La Samb scrive la storia per San Benedetto

SAMB-ASCOLI 2-1: IL DERBY DI COPPA È ROSSOBLÙ. LA CRONACA
PALLADINI: «QUESTA VITTORIA È PER SAN BENEDETTO»
SAMB-ASCOLI 2-1, LE FOTO DEL DERBY DI COPPA AL RIVIERA

Sventola vessillo rossoblù, sventola alto: prima in curva ad inizio partita in una memorabile coreografia, poi in campo sbandierato dagli stessi calciatori, fusi più che mai sia nella sfortuna di domenica scorsa che nel meritato tripudio di mercoledì con il loro popolo, infine portato con orgoglio per festeggiare nelle strade di San Benedetto. E alla sua città il sambenedettese Ottavio Palladini ha dedicato questa vittoria, che dritta dritta entra negli annali e che mancava da quando le immagini erano ancora in tinta ascolana (bianco e nero), l’Ascoli si chiamava ancora Del Duca e addirittura al Ballarin c’era la neve. Invece al Riviera è stato un caldo pomeriggio d’ottobre, persino rovente sugli spalti con i 9000 di una San Benedetto “chiusa per calcio” (espressione cara al letterato uruguaiano amante di calcio, Eduardo Galeano), e bollente su quel campo, dove gli undici giganti rossoblù (sì, proprio quelli dello storico inno “Siamo la Samb”) avrebbero dato letteralmente anche la vita pur di regalare questa soddisfazione ai loro inseparabili tifosi.

San Benedetto vive di calcio e finalmente, dopo aver attraversato l’inferno, come giustamente stigmatizzato dallo striscione esposto in curva “Tornati dall’inferno col fuoco nelle vene, innalziamo al cielo le nostre bandiere”, si gode il classico momento in cui è sacrosanto dire “io c’ero”. Un pensiero però va anche a chi al nostro fianco non c’è più e avrebbe tanto voluto esserci, proprio come espresso in sala stampa da Vittorio Massi, dedicando il successo al padre (“quanto sarebbe stato contento di vedere questo spettacolo”). Oggi si voleva fare la storia e la si è scritta, perché quello che contava era solo vincere, prendendo a prestito per la circostanza quanto diceva Giampiero Boniperti: “vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta”. Passa in secondo piano se l’ex Agostinone (Tomei era squalificato) ha mandato in campo tante seconde linee, ma pur sempre una signora squadra per la categoria, salvo poi cercare di recuperare nella ripresa, innestando una manciata di titolari, senza però creare veri grattacapi a Candellori e compagni.

Il dominio ascolano del secondo tempo, dopo aver rischiato il tracollo nel primo, sinceramente l’ha visto solo il trainer ospite, perché a parte il solito quarto d’ora di blackout, in cui Rizzo ha accorciato le distanze e Chakir ha sparato addosso a Cultraro il facile pallone del 2-2, quasi in un contrappasso dantesco per le occasioni divorate da Nouhan Touré nel derby di campionato, altro non si è davvero annotato. E allora sventola ancora più alto vessillo rossoblù, perché come ha detto “the man of the match”, nonché ex, alias Alessandro Sbaffo, questo deve essere un punto di partenza. Per una storia nuova, o forse che solo si rinnova, considerato che i nostri padri e nonni ci dicono che un ambiente così partecipe alle vicende della Sambenedettese non si viveva dagli anni Sessanta e Settanta. Sicuramente per un nuovo inizio, quello testimoniato da tanti, ma proprio tanti bambini e ragazzi con addosso “quei colori magici, che ci fanno venire i brividi”, come canta la curva, che ti fanno capire che il palpito rossoblù batte ancora più forte per un futuro che sarà bello scrivere insieme, una generazione accanto all’altra, unite in un ideale, che trascende il mero evento calcistico e diventa identità, tradizione, fierezza ed orgoglio: quelli di San Benedetto e della sua gente, appunto col fuoco nelle vene.

Alessio Perotti

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