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San Benedetto: è un’intera città che vuole crescere

La storia insegna come spesso i successi sportivi possano rappresentare punti di svolta in senso lato, aprendo nuovi scenari e innescando processi virtuosi. Emblematico fu il caso della vittoria al mondiale spagnolo del 1982, con cui gli azzurri di Bearzot aiutarono e non poco il Paese a mettersi alle spalle anni difficili e bui, dando il là ad una vera e propria rinascita nazionale e ad un decennio di benessere collettivo. Così è da sfruttare nella nostra città questa possente iniezione di entusiasmo e di rilancio ricevuta dall’agognato ritorno di un riconosciuto simbolo cittadino, come la Samb, a livello professionistico, in una categoria senz’altro più consona, dove peraltro ha militato per più tempo nella sua centenaria storia.

È su questa scia che in città si respira aria di rinnovamento e voglia di rifiorire, riportando San Benedetto del Tronto a rivestire il ruolo di regina delle Marche non solo sul versante calcistico, insomma per dirla come canta Dalla, è giunto il tempo che “si muova la città”. Come in campo sportivo si sono proficuamente unite ottime competenze locali dal punto di vista imprenditoriale (basti dire che Vittorio Massi è stato con pieno merito insignito dell’onorificenza di cavaliere del lavoro) e calcistico (Ottavio Palladini è l’allenatore rossoblù più titolato di sempre), anche in altri settori è fondamentale convogliare le migliori energie e risorse, di cui indubbiamente si dispone a San Benedetto e dintorni. Veniamo da un prolungato periodo di ristagno se non di crisi in settori vitali per il nostro tessuto come pesca (più volte affossata da caro-gasolio e fermi vari) e turismo, dove proprio lo scorso anno Senigallia, encomiabilmente ripresasi dopo la drammatica alluvione, è stata designata quale leader regionale.

Lo stesso sindaco Antonio Spazzafumo, a cui va riconosciuto il merito di aver sostenuto l’avvento di Massi in casa Samb, lavorando sottotraccia nell’ultimo periodo della disastrata gestione Renzi, ha pochi giorni fa sottolineato come ora più che mai si voglia una San Benedetto grande, forte e unita. Ecco quindi che occorre rivolgere lo sguardo alla luna e non al dito che la indica, ragionando in termini di progettualità (vedasi ad esempio zona Ballarin), impegnandosi ancor più nel decoro urbano e ambientale, che in certe aree lascia proprio a desiderare, puntando su coesione e sostegno sociale, incentivando il progresso come smart city (Fermo e Macerata sono nella top ten delle città con meno di 80mila abitanti) e non disdegnando quel pizzico di visionarietà, che lo stesso Massi ha messo in luce nell’intraprendere la sua avventura con la Samb. Al bando invece andrebbero messi meri interessi di parte economici e politici, con un sindaco che a volte appare ostaggio della sua stessa maggioranza, e quell’apparato burocratico, che si fa forte di paletti bloccanti e che in nome di un pugno di dollari (vedasi fidejussione richiesta per l’appalto del Ciarrocchi, ora almeno ridottasi da 1,9 milioni a 330 mila euro) baratta il ritorno in termini sociali e di benessere per l’intera cittadinanza di un progetto apprezzato dalla stessa amministrazione comunale.

L’impiantistica sportiva, tra cui rientra pure il SanPark di Rapullino, al momento fermato ai box, come rimarcato dal ministro dello Sport Andrea Abodi, non è solo di vitale importanza per lo sviluppo delle società sportive che ne usufruiscono, ma rappresenta il cuore pulsante di qualsiasi comunità. Allora dopo anni non propriamente floridi, guarda caso concomitanti con gli affanni e le discese ardite della sua squadra di calcio, è giunto il momento di quelle risalite, che possono vicendevolmente alimentarsi e sostenersi. Una volta recuperata in pieno la sua icona più rappresentativa (come scritto da Enrico Brizzi, San Benedetto è il posto dove gioca la Sambenedettese), la città ha ora il giusto slancio per ritrovare la sua vera identità (addirittura Pasolini lamentava che San Benedetto l’aveva già persa sommersa dalla cementificazione già all’inizio degli anni Settanta) e la sua versione migliore, all’insegna non solo di quelle bellezze che le sono riconosciute in campo nazionale e internazionale, ma anche di uno sviluppo del territorio, che ci renda tutti sempre più orgogliosi. Così come ora più che mai lo siamo della nostra Samb.

Alessio Perotti

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