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Perché questa è vera Samb

Si riparte dunque e finalmente! Dopo infiniti affanni, rischi di definitiva estinzione, complessi passaggi burocratici rieccoci, diciamo redivivi, ai nastri di partenza: sarà pure la per noi disdicevole Serie D, ma parrebbe quasi Serie A, tanta è l’attesa per l’avvio di questo auspicato nuovo ciclo. L’avevo ipotizzato in realtà già due anni fa, quando sconsideratamente (o volutamente) Renzi aveva perso per qualche migliaia di euro la Serie C e prima che lo stesso trovasse, sulla scia della trovata della Casertana, il modo per iscriversi in D, ma forse per la neo-promossa società della famiglia Massi i tempi non erano ancora maturi. O meglio erano troppo stringenti e anche come al solito molto confusi sul versante rossoblù dopo l’ennesima cancellazione post-Serafino. In questi tre mesi di svolta, che definirei epocale (quasi quasi sarebbe da scomodare Papa Francesco con la sua famosa sentenza “questa non è un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca”), di chiacchiere se ne sono sentite anche troppe relativamente alla sua gestazione, indotta o meno, o sulla reale identità di questa Sambenedettese. E a tal punto ritengo giusto sottolineare quanto segue.

1) Al di là del fatto che, come già detto, io stesso, così come tanti altri aficionados, avevo da tempo pensato alla soluzione ora attuata, non c’è stata nessuna manovra sotterranea per cancellare la vecchia Samb e sostituirla tout-court con una nuova identità. Semplicemente Renzi si è fatto fuori da solo e l’intero ambiente rossoblù gli aveva già voltato le spalle, come dimostrato da vicende mai successe nella nostra storia (pressioni per non far giocare la squadra o Riviera deserto). Quindi giusto da parte del sindaco in primis premunirsi in tempo per non far estinguere il calcio sambenedettese, come di fatto sarebbe successo senza questa provvidenziale alternativa.

2) Non voglio nemmeno citare i precedenti giochi delle tre carte per spostare squadre da una città o da una provincia all’altra, tanto sono rinomati, o anche i numerosi cambi di denominazione, ma è giusto precisare che la nostra vecchia Samb, quella dei 21 campionati cadetti, purtroppo non esiste più dal 1994 (primo “sventurato”, nomen omen, fallimento). Poi è stato un triste susseguirsi di nuove ragioni sociali, di reiscrizioni, di reimmatricolazioni. Che differenza c’è tra una società rinata da zero, o una ricostituita a partire da una preesistente nello stesso territorio, come d’altronde da tre società locali nacque proprio la Samb nel 1923?

3) È più degna di essere identificata come Sambenedettese una società passata di mano in mano tra proprietari che l’hanno utilizzata per tanti scopi (lasciamo perdere se legali o meno), ma spesso non certo per quello calcistico/sportivo, o una nuova società che sta nascendo veramente come promettente espressione del nostro territorio e del nostro popolo? La risposta d’altronde l’hanno già data i numeri di sponsor e abbonati: è la risposta di un rinnovato, anzi ritrovato, come non avveniva da 30 anni, senso di appartenenza.

Lasciamo quindi definitivamente perdere inutili pensieri da complottisti o ipotesi da terrapiattisti: ha fatto bene chi cura la pagina Wikipedia della Samb nel dare continuità alla nostra storia, perché quella che ci accingiamo a seguire con l’immancabile smisurata passione è senza dubbio vera Sambenedettese.

Alessio Perotti

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