Ancona, i tifosi aggrediscono la squadra. AIC sul piede di guerra e rischio sciopero

Confronto acceso giovedì pomeriggio tra la squadra biancorossa e una ventina di tifosi. In una nota l’AIC denuncia l’accaduto ed il clima che si respira all’ombra del Conero…

Quello di giovedì è stato un pomeriggio di tensione ad Ancona. Un gruppo di una ventina di tifosi, al termine dell'allenamento diretto dal mister Pagliari, avrebbe avuto un confronto molto acceso con alcuni membri della squadra.

Le nubi all'ombra del Conero, insomma, restano molto dense, con la questione stipendi sempre aperta ed un'incertezza societaria che hanno scoperto anche i nervi della tifoseria. L'aggressione di giovedì ha anche provocato la piccata reazione dell'Associazione Italiana Calciatori, che ha diffuso una nota per denunciare l'accaduto ed in generale la situazione che riguarda Ancona. Di seguito la nota, riportata dal sito Tuttolegapro.com.

«Oggi (ieri ndr) ad Ancona nuovo grave episodio di violenza nei confronti di calciatori: dopo giorni di tensione, alcuni “tifosi” si sono introdotti nel campo di allenamento aggredendo fisicamente e verbalmente l’allenatore e alcuni giocatori. E’ il momento di dire basta a simili intimidazioni nei confronti di calciatori, la cui unica colpa è quella di non aver ottenuto buoni risultati sul campo. Questo ancor più nel caso di Ancona, dove la squadra è stata lasciata in ostaggio alle frange violente del tifo. Inoltre la totale assenza della società e l’incertezza sul pagamento degli stipendi sta costringendo la squadra ad auto-tassarsi per spese che sono di competenza del datore di lavoro, compreso il materiale medico che viene acquistato anche grazie allo staff medico, cui va il nostro ringraziamento, l’AIC è vicina a tutti i calciatori dell’Ancona e a tutti i tesserati che subiscono intimidazioni e aggressioni e, sostenendo gli associati vittime degli odierni fatti di Ancona, chiede l’intervento degli organi competenti – federali e statali – per fermare il crescente clima di intolleranza che alimenta le condotte violente e ferisce la dignità dei ragazzi e la loro professionalità come lavoratori, tanto da costringerli, perdurando tale situazione, a valutare la sospensione dell’attività lavorativa».

Redazione

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